martedì 24 aprile 2018

L’ondata dei 51.000 imprenditori romeni in Italia, un “contributo sempre più rilevante allo sviluppo del nostro paese”

Comunicato Stampa Roma, 24 aprile 2018


“Abbiamo una comunità romena in Italia sempre più attiva, più integrata e capace di fare impresa , di dare un contributo sempre più rilevante allo sviluppo del nostro paese” – con queste parole la settimana scorsa, il premier Paolo Gentiloni, in una visita a Bucarest, ha parlato dei romeni in Italia, una comunità che conta ufficialmente più di 1.300.000 cittadini.

 Dei romeni in Italia e soprattutto della loro capacità imprenditoriali transnazionali si è parlato anche durante una Conferenza che si è svolta a Roma il 21 aprile, dedicata alla presentazione di un progetto innovativo attuato dal Governo di Bucarest – “Una start up per un futuro nel tuo paese” #afacereintara - e rivolto ai romeni che vogliono rientrare in patria per avviare una start-up, con corsi gratuiti online e un finanziamento europeo di fino a 40.000 euro a fondo perduto. 

“La Romania ha più di 3.000.000 di cittadini che vivono all’estero e risente la mancanza di manodopera, la mancanza di professionisti, un fenomeno che diventa sempre più evidente. La maggior parte dei romeni ha lasciato il paese per sfuggire alla burocrazia, a una realtà percepita come corrotta e anche per guadagnare meglio e potersi costruire una casa in patria o mantenere i figli all’università, pensando inizialmente a una permanenza di pochi anni. Poi, si sono stabiliti all’estero con le famiglie e hanno accumulato qui una ricca esperienza lavorativa. Proprio per questo ora si pensa di incentivare il rientro dei romeni con spirito imprenditoriale, anche senza stabilirsi con la residenza in Romania”, ha spiegato Dana Mihalache, coordinatore in Italia del progetto “Una start up per un futuro nel tuo paese”.

 “Si tratta di un’opportunità unica, con fondi europei, completamente gratuita per i 200 beneficiari: vengono offerti corsi di formazioni online finalizzati alla realizzazione di un business plan personalizzato e i migliori 25 progetti riceveranno un finanziamento a fondo perduto di 40.000 euro. Le iscrizioni sono aperte fino a luglio per tutti i romeni presenti in Italia in possesso dei requisiti minimi”.

 Relatore e ospite della Conferenza è stato Antonio Ricci, ricercatore IDOS / Dossier Immigrazione e uno dei coordinatori del progetto “Voci di confine”, che ha presentato - per la prima volta in Italia - le più recenti statistiche sulla comunità romena e gli aspetti collegati alle realtà emergenti della categoria degli imprenditori.

 “In 10 anni, il numero degli imprenditori romeni in Italia è aumentato del 70%: oggi, abbiamo più di 51.000 imprese con un titolare romeno, che significa 10% sul totale delle imprese avviate da stranieri”, ha sottolineato Antonio Ricci. Anche se i romeni costituiscono la più ampia comunità di stranieri in Italia, non sono tuttavia al primo posto per il numero di imprese, ma sono superati dai marocchini e dai cinesi, con 70.000, rispettivamente 57.000 imprese.

 “Parliamo di una realtà molto dinamica e flessibile, i romeni diventano sempre più attivi dal punto di vista imprenditoriale. Certo, una delle cause iniziali della reticenza a fare impresa è anche da cercare nella storia recente della Romania: abbiamo una ripresa difficile dopo mezzo secolo di “socialismo reale” che ha messo un freno allo sviluppo dello spirito imprenditoriale”.

Ma chi sono gli imprenditori romeni in Italia e in che settori sono più attivi? “Si tratta di persone giovani e dinamiche – un terzo di loro ha intorno a 35 anni - che mettono su piccole imprese partendo dalla propria esperienza lavorativa e i propri risparmi, contando su una rete sociale e famigliare d’appoggio”.

La maggior parte delle imprese romene sono nel campo dell’edilizia (60%), seguendo spesso una logica di mercato chiamato “sistema a cascata”, spiega Ricci. “Le grandi aziende prendono i grandi appalti e poi, a catena, subappaltano i lavori a piccole imprese, anche individuali”, spesso per risparmiare sui contributi, a discapito dei lavoratori che in alcuni casi sono più o meno costretti ad mettersi in proprio, aprendo la propria Partita IVA”.

Come in altri settori, gli imprenditori romeni e in generale gli imprenditori stranieri entrano sul mercato nelle fasce di “scarto”, dove il margine di guadagno è scarso e non poche volte incontrano il “muro di carta della burocrazia”. Per abbattere questo muro, spesso si creano delle reti informali che veicolano le informazioni e sono utili ad affrontare tutte le pratiche necessarie.

Oltre al settore dell’edilizia, che ha registrato una crescita di soli 6% nell’ultimo decennio, emergono nuove direzioni di sviluppo delle imprese romene. I servizi, la ristorazione, il ramo alberghiero registrano una crescita di nuove piccole e medie imprese da 200% a un boom di 400% nel settore alberghiero. Anche in agricoltura cresce il numero di imprese con titolari romeni, anche se qui non si registrano grandi guadagni.

Un’altra caratteristica dell’imprenditoria romena è la presenza sempre più consistente delle donne: attualmente un terzo delle imprese romene è in mano a delle donne, ma cresce il protagonismo rosa, soprattutto nei settori emergenti. Dopo l’esauriente presentazione dei dati statistici, sono stati spiegati ai partecipanti i dettagli sul progetto delle start up in Romania (Diaspora start up #afacereintara), i requisiti per partecipare, lo svolgimento del corso online e il concorso di business plan.

 Per maggiori dettagli: @DiasporaStartup #afacereintara https://afacereintara.blogspot.it/ http://afacereintarata.ro/

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